• incenerimento rifiuti PISA, studio CNR

    Pubblicato lo studio del CNR sull’impatto sanitario provocato dall’inceneritore di PISA (relazione_finale_Pisa).

    Anche se è necessario fare, secondo il CNR, ulteriori approfondimenti, risulta che:

    «l’esposizione all’inceneritore si osservano, tra gli uomini, un aumento del 9% della mortalità generale, in particolare per le cause naturali (+10%), un aumento di mortalità del 79% per tumore del sistema linfoemopoietico ed un aumento del 21% della mortalità per le malattie del sistema circolatorio. Tra le donne si osserva un aumento del 152% della mortalità per le malattie respiratorie acute. Inoltre un aumento di ricoveri per il tumore del sistema linfoemopoietico (+41% uomini, +21% donne), leucemie (+75% uomini, +35% donne), linfoma non Hodgkin (+85% uomini, +54% donne); per il tumore di trachea-bronchipolmone (+34%) tra le donne. Non risultano aumenti di nascite pretermine, malformazioni congenite e neonati di basso peso nelle aree più vicine alle fonti di inquinamento».

     

    L’impianto di incenerimento, di proprietà pubblica, è gestito da Geofor Spa e, come documenta l’Ispra, nel corso del 2016 vi sono stati conferiti in totale 45.213 tonnellate di rifiuti urbani – rispetto alle 241.944,4 totali prodotte nell’intera Provincia di Pisa (dove la raccolta differenziata è arrivata al 59,7%) durante lo stesso anno –, bruciando i quali sono stati ottenuti 17.419 MWh di elettricità.

    Una pratica comune soprattutto in nord Europa (e nord Italia) in considerazione del fatto che il recupero energetico da rifiuti è un’opzione secondaria rispetto al recupero di materia ma comunque preferibile allo smaltimento in discarica, e funzionale alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

    È infatti necessario ricordare che non tutti i rifiuti sono ad oggi riciclabili e che il riciclo stesso comporta la produzione di nuovi rifiuti che è poi necessario poter gestire.

    Lo studio del CNR non risponde ovviamente a questi interrogativi:

    a. quale sarebbe stato dunque l’impatto ambientale e sanitario dei rifiuti bruciati a Ospedaletto, se fossero stati allocati altrove?

    b. e se i 17.419 MWh di elettricità poi consumati dai cittadini fossero derivati da fonti fossili, anziché dalla combustione della spazzatura?

     

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