• COVID, i rifiuti costituiti da D.P.I. usati

     

    Il 16 maggio ISPRA ha pubblicato le indicazioni per la corretta gestione dei rifiuti costituiti da D.P.I. usati (mascherine e guanti) prodotti nell’ambito dell’emergenza COVID–19.

    Il criterio di individuazione del codice relativo ai rifiuti costituiti da DPI usati è quello della funzione del prodotto, tenuto conto che tale fattispecie di rifiuto non è ascrivibile ad uno specifico settore produttivo ovvero ad una specifica fonte ma può, indifferentemente, essere generato nell’ambito di un qualunque settore economico. Più in particolare, questi rifiuti possono essere ricondotti al capitolo 15, sub-capitolo 15 02 dell’elenco europeo e, nello specifico, alla seguente coppia di voci specchio:
    – 15 02 02*: assorbenti, materiali filtranti (inclusi filtri dell’olio non specificati altrimenti), stracci e indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose;
    – 15 02 03: assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 15 02 02.
    Il capitolo 15 individua, infatti, tipologie di rifiuti comuni a tutte le attività (imballaggi e, per l’appunto, assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi) e i relativi codici vanno utilizzati a prescindere dal settore di origine a meno che non sia diversamente specificato nell’elenco.
    Quest’ultima precisazione appare opportuna, in quanto i rifiuti costituiti da DPI, possono essere anche ricondotti al capitolo 18, relativo al settore sanitario e veterinario o da attività di ricerca collegate ed, in particolare, facendo riferimento alle attività di diagnosi, trattamento e prevenzione delle malattie negli esseri umani e tenendo conto delle disposizioni contenute nel DPR 254/2003, ai seguenti codici del sub-capitolo 18 01:
    – 18 01 03*: rifiuti che devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni;
    – 18 01 04: rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni (es. bende, ingessature, lenzuola, indumenti monouso, assorbenti
    igienici).
     

    Ciò detto per quanto riguarda i rifiuti D.P.I. prodotti dalle attività produttive, vengono fornite le seguenti indicazioni:

    • DPI prodotti dalle utenze produttive assimilate alle utenze domestiche (anche a seguito di specifiche ordinanze regionali)

    Per le utenze assimilate alle utenze domestiche si farà riferimento ai criteri di conferimento e raccolta dei rifiuti urbani, tenendo conto delle indicazioni fornite dall’ISS e dallo SNPA, nonché delle specifiche disposizioni individuate dall’autorità territorialmente competente.

    • DPI prodotti dalle utenze produttive non assimilate alle utenze domestiche

    ISPRA ritiene che i rifiuti costituiti da DPI usati prodotti da utenze del sistema produttivo che non siano assimilate a quelle domestiche sulla base dei regolamenti comunali vadano inquadrati con i codici EER 150203 e 150202*. L’assegnazione del codice EER più opportuno dovrà essere effettuata dal produttore valutando la potenzialità del rischio infettivo associato ai propri rifiuti. Solo ove sia possibile escludere, con ragionevole certezza e sulla base delle informazioni e delle evidenze disponibili, il potenziale rischio infettivo, sarà possibile procedere alla identificazione del rifiuto attraverso il codice EER 15 02 03. A tal fine, ISPRA fornisce alcuni elementi utili per valutare l’esclusione del potenziale rischio infettivo:

    • monitoraggio dei casi di positività al virus dei lavoratori dell’unità locale dell’impresa negli ultimi 15 giorni;
    • utilizzo di sistemi di sterilizzazione dei rifiuti;
    • possibilità di sviluppare, qualora effettivamente applicabili, procedure di quarantena interna dei rifiuti presso il luogo di produzione per un periodo di tempo adeguato da valutare in accordo con l’ISS, al fine di garantire l’effettivo abbattimento della carica virale.
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    Qui il rapporto ISPRA rapporto dpi usati

     

     

     

     

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