• indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2

     

     

    L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato il rapporto COVID-19 con la finalità di:

    …. garantire la sicurezza della gestione – recupero, trattamento, smaltimento o riutilizzo – dei fanghi di depurazione, per la prevenzione della diffusione del Coronavirus (SARS-CoV-2) e della trasmissione dell’infezione (COVID-19).
    A tal fine sono considerate le evidenze ad oggi note per quanto concerne la trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2, le disposizioni normative e le correnti conoscenze e pratiche applicate al ciclo idrico integrato, con particolare riguardo alla depurazione delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi.  

     

    Questo rapporto è conseguenza di questa evidenza:

    In particolare, l’evidenza di manifestazioni cliniche associate a COVID-19, inclusa la diarrea, pone l’interrogativo circa la possibilità di trasmissione per via fecale-orale, a seguito del rilascio del virus nelle acque di scarico.
    Sulla base dei dati disponibili in letteratura, circa il 2-10% dei pazienti con COVID-19 presentano diarrea, e due studi recenti hanno rilevato frammenti di RNA virale nelle feci. Solo uno studio ha dimostrato presenza del SARS-CoV-2 in un campione di feci mediante colture cellulari. Non sono stati segnalati comunque casi di trasmissione fecale-orale del virus SARS-CoV-2. Tuttavia, durante l’epidemia da SARSCoV-1 del 2003 è stata dimostrata la presenza del virus nelle feci di pazienti infetti e la sua trasmissione attraverso produzione di droplets contaminati provenienti dal sistema fognario che venivano reintrodotti all’interno delle abitazioni attraverso le condotte aerauliche. Uno studio sul coronavirus felino (FCoV) afferma che il virus è relativamente fragile e le particelle virali rimangono stabili nelle feci per circa 10 giorni e possono persistere nell’ambiente per 3-7 settimane.

     

    Le conclusioni del rapporto sono di seguito riportate:

    In conclusione considerando le modalità di smaltimento dei fanghi trattati, sostenibili nel contesto nazionale rispetto al rischio di infettività da SARS-CoV-2, nel rispetto delle prescrizioni normative di riferimento e limitatamente alle circostanze contingenti di emergenza della pandemia COVID-19 in corso, può raccomandarsi quanto segue.

    • Impianti di compostaggio, digestione anaerobica I tempi e le temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
    • Incenerimento o disidratazione termica. Le condizioni e temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
    • Smaltimento in discarica. La collocazione in discarica, cioè a giacimento controllato, va effettuata nel rigoroso rispetto delle norme di buona tecnica e di igiene e sanità pubblica all’interno degli impianti e in tutte le fasi di conferimento e utilizzo dei fanghi. In particolare, la raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali operazioni e per l’ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri; il trasporto dei fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei ad evitare ogni dispersione durante il trasferimento ed a garantire la massima sicurezza da punto di vista igienico sanitario.
    • Riutilizzo in agricoltura (spandimento o produzione di ammendanti e correttivi) I fanghi devono essere applicati in linea con le buone pratiche agricole. Per procedere a tale pratica deve essere assicurato il trattamento di stabilizzazione con calce, acido solforico, ammoniaca, soda o una combinazione di questi, digestione anaerobica (mesofila e termofila) o aerobica (mesofila e termofila), la disidratazione termica, l’idrolisi termica con temperatura superiore a 100°C per almeno 20 minuti, la pastorizzazione del fango liquido per un minimo di 30 minuti a 70°C o comunque deve essere garantito un tempo minimo di ritenzione (comprensivo di tempi di trattamenti e stoccaggio) del fango prima dell’utilizzo in funzione delle temperature di trattamento e stoccaggio, in accordo alla formula riportata in Allegato18, assicurando che i fanghi da riutilizzare non siano integrati o miscelati con fanghi trattati che non assicurino le condizioni di ritenzione in impianto come sopra stabilito. Possono inoltre considerarsi igienizzati fanghi che provengano da impianti di depurazione operanti a ossidazione prolungata in assenza di trattamento primario con tempi di permanenza del refluo nella vasca di ossidazione di almeno 24 ore e tempi di permanenza dei fanghi di almeno 15 giorni e concentrazione di solidi volatili nei fanghi di supero inferiore al 60% dei solidi totali.

    Le condizioni sopra definite risultano conservative anche in considerazione della scarsa plausibilità di rilascio di aerosol, potenziale via di trasmissione di COVID-19, dai fanghi nelle condizioni di utilizzo ordinario sia rispetto a esposizione professionale che generale.

    Si evidenzia infine l’opportunità di rafforzare i controlli su smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione che potrebbero causare esposizione umana a materiali potenzialmente infetti da SARS-CoV-2, anche attraverso la contaminazione di falde sotterranee o superficiali.

     

    qui il rapporto Rapporto ISS COVID-19 n. 9 fanghi

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